23 marzo 2025 – Anno C
Due fatti impressionanti, la morte violenta di alcuni galilei nel Tempio e il crollo di una torre che travolge 18 persone, hanno provocato una domanda che anche noi inevitabilmente ci facciamo: perché accadono queste cose? Insieme alla domanda non manca il giudizio catastrofico: È il giudizio di Dio! Ma Gesù ci insegna a guardare agli avvenimenti con gli occhi della fede. E sebbene velata di minaccia (se non vi convertirete …), la risposta di Gesù racchiude un messaggio positivo, esigente ma carico di speranza. Gli avvenimenti sono invito alla conversione. In questo senso le tre letture oggi si completano, fino a riscontrare in esse i passi significativi di ogni processo di conversione, che è il nostro impegno quaresimale.
1. Dio ci viene incontro: Dio si presenta a noi in un avvenimento + o – sorprendente, positivo o negativo. Una cosa è certa: che l’uomo rimane sorpreso, si sente scosso fin dal profondo dell’essere. Così accade a Mosè: sorpreso dal roveto che arde senza consumarsi, sente che Dio gli è venuto incontro che gli si rivela come “COLUI CHE È”. Mosè di fronte a Dio, a Colui che È, si sente catturato dalla chiamata a poter “arrivare a essere” ciò che ora non è.
2. Radicale cambiamento di vita: Esso consiste nell’abbandonare un passato privo di senso per proporsi il futuro di una nuova vita. Questo passaggio viene chiesto a Mosè (abbandonare il mestiere di pastore e scendere in Egitto per guidare il popolo alla liberazione); ed esige che ognuno accetti la sua esistenza, con la sua grande miseria e la sua piccola grandezza.
3. Incorporarsi nella comunità: La persona riceve la chiamata e deve dare la sua risposta. Però il suo posto è accanto al popolo di cui fa parte (Dio disse: dirai agli Israeliti: IO SONO mi ha mandato a voi). Ogni cammino di conversione richiede che siamo inseriti nella gente del nostro tempo, per prendere parte al cammino dell’umanità verso la salvezza. Il convertito mai dirà “non mi interessa” (don Milani: I Care).
4. La marcia attraverso il deserto: chiunque è chiamato a conversione viene condotto nel deserto che non è solo luogo inospitale, ma anche luogo privilegiato e tempo di purificazione. Non è facile mantenere la speranza e continuare a stare sulla breccia quando la società è un deserto che brucia tutto: ma il convertito, nonostante le sue cadute e le sue manchevolezze continua ad andare avanti.
5. Portare frutti: si supera la tappa del deserto aiutando a sviluppare i valori umani e sociali che portano l’umanità verso una terra più accogliente. In questo siamo sostenuti dalla pazienza di Dio che di fronte al fico che non porta frutto, continua da avere fiducia.
Il nostro cammino di conversione ci porti alla sua meta: identificarci a Cristo: convertirsi infatti significa lasciarci trovare dall’amore di Dio e permettere che Dio ci trasformi a sua immagine e ci porti alla terra definitiva della resurrezione.
don Simone